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Creatività in ufficio: vantaggi e svantaggi dell’arredo open space

  • 05 Dic 2012
  • admin
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La “creatività” è fondamentalmente un atteggiamento mentale e in senso più improprio, ma costruttivo, è un processo in cui la “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili” (Heri Poincaré).

 

In tale concezione nuovo e utile interpretano bene l’essenza dell’atto creativo: uno scavalcamento delle regole esistenti (il nuovo) che da vita ad una ulteriore regola condivisa (perché rivelatasi utile); indicando anche le due dimensioni del processo creativo che connette disordine e ordine,  paradosso e metodo.
In un’azienda questo implica progettare, inventare, trasformare, incontrare e intercettare le richieste dei clienti, non solo da un punto di vista di novità, ma anche di utilità economica estetica ed etica. Questa ultima dimensione, quella etica, oggi è molto sentita perché si interseca con la sostenibilità nell’uso degli spazi, dei materiali, delle forme, delle trasparenze luminose e dei colori.   Questo, in un ufficio, implica creare il giusto clima ed atmosfera per lavorare in modo efficiente ed innovativo.

 

Una definizione rivoluzionaria della creatività perché permette di intersecare le coordinate processuali della creatività con quelle dell’innovazione, un altro processo che tende ad accrescere e dunque garantire risultati maggiori. La “creatività e l’innovazione come competenze chiave per lo sviluppo personale, sociale ed economico” (European Year of Creativity and Innovation – EYCI 2009).

 

Sensibilità e attenzione all’innovazione sono in ufficio la chiave della competitività perché innovare implica, da un lato, implementare un prodotto nuovo o significativamente migliore (sia esso un bene o un servizio); dall’altro rappresenta innescare nuove metodologie organizzative nell’ambito del business, come lo è predisporre e riorganizzare il luogo di lavoro, i mobili per ufficio e gli accessori che incentivano riequilibrazioni nuove nelle relazioni interne ed esterne all’azienda.

 

Il  design, o profilo estetico, dei prodotti nell’arredo ufficio, per caratterizzarsi come  innovativi dovranno incontrare e interagire, dandone risalto originale, con lo stile,  o habitus habitat, che ispira l’attività di progettazione dell’azienda cliente che interseca l’immagine e la mission. Progettare, in tale ottica, oggi  richiede di agevolare le dinamiche interazionali dei gruppi di lavoro, che sono il motore propulsore di nuove idee,  prodotti e virtuosità.
Gruppi di lavoro in cui interdipendenza, condivisione e obbiettivi comuni innescano processi creativi e innovativi di evoluzione dell’azienda stessa,  in una spirale virtuosa tesa al suo sviluppo giorno dopo giorno, con apertura al futuro. L’apertura al futuro è libertà, la libertà dell’alternativa, una potenzialità infinitamente aperta e in divenire,  sia per ogni soggetto che per una organizzazione di soggetti.

 

In tale ottica innovativa, l’arredamento ufficio open space,  agevola le persone alla socializzazione ed alla collaborazione di gruppo, allo scambio costruttivo e immediato.
Oltre alla condivisione delle informazioni che nascono proprio dal contatto e lo scambio quotidiano.
La suddivisione e condivisione costruttiva degli spazi di lavoro in una azienda,  richiedono un’ attenta progettazione, per creare il giusto equilibrio tra aree collettive e spazi individuali, sia nei termini delle distanze, della luminosità e della trasparenza dei colori.
La comunicazione e l’interazione nei gruppi di lavoro va favorita  in modo intelligente ed elastico, coordinando il condividere, ottimizzando l’ambiente, rispettando  la privacy e la concentrazione,  in relazione al numero di risorse umane impiegate per il raggiungimento degli obbiettivi aziendali, che sono in continua evoluzione e cambiamento.

 

Da una ricerca del Queensland University of Technology di Brisbane in Australia sugli open space, è emerso che questi uffici hanno causato, nei lavoratori, alti livelli di stress, conflitti, pressione alta e un elevato turnover del personale, come ha specificato il coordinatore dello studio Vinesh Oommen.
Mancanza di privacy, al sovraffollamento, al rumore, alla confusione: non avere uno spazio proprio, il fatto di non poter telefonare senza essere ascoltati o di non poter usare il pc senza che qualcuno possa sbirciare sullo schermo, fa sentire i lavoratori insicuri, nervosi e aggressivi.
Ci si ammala più facilmente e calano anche i livelli di concentrazione sul lavoro e la produttività.

 

Delle piccole stanze dove ciascun collaboratore  possa lavorare, magari anche in gruppi di poche persone, può costare di più come investimento iniziale ad un datore di lavoro, ma ne verrebbe remunerato con migliori prestazioni lavorative dei suoi impiegati e con la loro minore assenza per malattia.

Dall’altra, altre indagini indicano che  otto impiegati su dieci affermano di sentirsi liberi e  vedere oltre con la soluzione open space, e che le quattro mura bianche, nella maggior parte dei casi, non gli fa affatto piacere.
Il vero dilemma non è tra open space e closed office, ma piuttosto tra un open space efficace e un open space inefficace, demandando il problema alla progettazione dell’ufficio stesso.

 

Il cambiamento che porta peggioramento delle condizioni non è innovazione: è regresso.

Una divisione dell’Ufficio con pareti trasparenti che diano la giusta luminosità ad ogni postazione proteggendo la privacy, senza oscurare lo scambio dietro mura di cemento, e l’accesso visivo a finestre esterne ampie, sono particolari di estrema importanza per creare il migliore habitat in cui creatività e innovazione delle idee possano scorrere verso i migliori obbiettivi in termini di produttività e benessere individuale, di gruppo, ed aziendale.
L’apertura al cambiamento innovativo e creativo si esprime ed emerge quando il presente è traghettato dal futuro, un vettore che spinge le persone a progettare azioni alternative che, quando si innesca all’interno delle persone, nei gruppi, in una organizzazione aziendale, in un ufficio, imprime una spinta alla libertà di inventarsi e di inventare.

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